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Lezione 1: La Pronuncia


LEZIONE UNO: LA PRONUNCIA
Ecco qui le informazioni sulla pronuncia che ho:

LEZIONE UNO: LA PRONUNCIA

L’alfabeto non è composto da lettere ma da sillabe.
La pronuncia giapponese è fortunatamente molto simile all’italiano. Ma con le dovute eccezioni:
La lettera seguita dal trattino sta ad indicare che la pronuncia rimane tale qualunque vocale la segui.

H-: sempre aspirata
R-: misto fra r, l, d, ma non moscia
J-: sempre come g di gioco
K-: come c di cane
CH- oppure CY- oppure: sempre come c di ciottolo
G-: sempre come g di gatto anche se seguita da i oppure e.
W-: si pronuncia come u di uovo facendo cadere l’accento sulla vocale successiva.

Casi particolari di SILLABE:

HU: si pronuncia un via di mezzo tra fu e hu. F soffiata, quindi.

TU si pronuncia tsu come z di mazzo

TI oppure TY- si pronuncia come c di ciottolo

DI si pronuncia come JI

DU si pronuncia come ZU

U: se preceduta da u di solito non si sente e non si sente mai se si trova alla fine di una parola.. Ad esempio: mangio si scrive tabemasu, ma si pronuncia tabemas. In particolare la U viene omessa dalla voce quando è scritta in alfabeto katakana. Vedere prossime lezioni…

SI: si pronuncia SHI come s di sciare.

SHI: poiché l’accento non cade quasi mai sulla i di questa sillaba, la i sarà un po’ debole. Ad esempio domani si scrive ashita, ma si pronuncia ash(i)ta, quindi ash-ta.

REGOLE DELLE SILLABE

Come preannunciato, in giapponese la fonetica è molto rigida per la scrittura e infatti anziché servirsi di alfabeti, ci si serve di sillabari. Infatti sono tutte sillabe come BA BE BI BO BU, KA KE KI KO KU, RA RE RI RO RU ecc…

Ogni sillaba ha un segno che la contraddistingue. HA si scriverà in un certo modo,

Quindi una consonante non potrà MAI!!! essere seguita da un’altra consonante. SOLO la N permette questo, cioè solo la N può essere seguita da una qualsiasi consonante. Quindi la n avrà oltre alle scritture delle 5 silabe: NA EN NI NO NU, anche la N isolata.

Se quindi vogliamo scrivere un nome italiano che non rispetta questa regola, come MARTA (la R è seguita dalla t e questo il giapponese non lo permette), dovremmo scrivere con l’alfabeto katakana usato per i nomi stranieri: MA-R-TA. Ma notate che la r resta da sola? E questo non deve accadere perché la r non ha un simbolo che la rappresenti isolata. Quindi gli aggiungeremo una u scrivendo la sillaba che si forma, RU con l’apposito simbolo del sillabario. MA-RU-TA.
Se invece abbiamo il caso della n, non ci sono problemi: Angelo lo scriveremo A-N-GE-LO.
Le vocali ovviamente possono stare isolate.

SILLABE DIFETTIVE

La F con tutte le lettere complete c’è solo nel sillabario katakana e si scrive come FU seguita dalla vocale che si vuole, come a. Però bisogna scrivere quest’ultima più piccolina. Quindi anche se a una prima lettura avremo FU-a, si leggerà FA.

La C avrebbe in teoria solo la CHA, CHI, CHO, CHU. La CHE esiste solo nel katakana e si scrive come CHI seguita dalla vocale in piccolo analogamente alla F.

Stesso discorso di C per la J.

Manca la YE e la YI. La YE si può rappresentare come IE.

Manca la WU. WE e WI si possono trovare in vecchie scritture, ma ora non si usa più.

Ricapitolando, mancano, almeno nel giapponese comune:

FA FE FI FO

TI DI (da intendersi con la nostra pronuncia italiana che si scrivono in Katakana come TE e DE seguite da una piccola i analogamente alla F)

WE WI WU

YE YI

CHE

JE

La L non esiste e viene sostituita dalla R
La V non esiste e viene sostituita dalla B
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